La voce di Plinio

21.02.2013 20:57

"Non saprei dire facilmente - dice Plinio(XIII-23) - quando sia penetrato per la prima volta in Roma l'uso delle droghe esotiche. Certo è che, debellati il re Antioco e l'Asia, nell'anno 565 di Roma, i censori promulgarono un editto che vietava a chiunque di vendere profumi «esotici». Eppure qualcuno oramai, per Ercole, li mischia persino alle bevande...".

Si accinge poi a descrivere quello che era "il vero e proprio colmo della mollezza", il cosiddetto "profumo regale", così chiamato perché fu a suo tempo preparato per il re di Parti. Questo profumo godeva del più alto pregio presso i Romani ed era preparato con quanto di più esotico si reperiva allora sul mercato delle droghe, ovvero: frutti di mirabolani, costo, ammomo, cinnamo comaro, cardamomo, spighe di nardo, maro, mirra, cannella, storace, ladano, opobalsamo, calamo aromatico, giunco di Siria, enante, malobatro, sericato, henna, aspalato, panacea, zafferano, cippero, maggiorana, lauro, miele e vino.

C'è veramente quanto di più prezioso e raro offriva allora il mondo delle spezie e "quanto di più lussuoso - soggiunge Plinio - che tra tutti è il più vano. Le perle e le gemme per lo meno passano agli eredi, le vesti durano nel tempo: le spezie i profumi si dissolvono istantaneamente e muoiono appena nati...".